San Cipirello, l'ex Sindaco Geluso replica a Cracolici: nel 2017 sosteneva il mio progetto politico. Oggi in giunta e in consiglio pezzi della mia amministrazione.
“Ringrazio il Sindaco per l’invito alla cerimonia di intitolazione dello spazio pubblico a Fabio Mazzola, ma ho ritenuto di non partecipare per evitare possibili strumentalizzazioni che la mia presenza avrebbe potuto favorire e per rispetto dei familiari ho voluto impedire che ciò accadesse”. É quanto afferma in una nota l’ex Sindaco di San Cipirello Vincenzo Geluso, a margine della cerimonia di ieri, durante la quale l’amministrazione guidata da Vito Cannella ha intitolato l’area di corso Trento a Fabio Mazzola, vittima innocente di mafia.
Geluso ricorda in oltre che da presidente del consiglio comunale propose di intitolare a Mazzola la strada dove la sera del 5 Aprile 1994 si consumò l’assassinio del giovane sancipirellese e che, sempre da presidente dell’assise cittadina, intitolò a Rosario Livatino l’aula consiliare del comune.
L’ex Sindaco, in carica quando, nel 2019, il comune venne sciolto per condizionamento mafioso, ha poi voluto replicare su quanto affermato dal presidente della commissione regionale antimafia Antonello Cracolici. Nel suo intervento Cracolici aveva affermato che “la mafia c’è, continua a operare e che non è un caso che questo comune solo qualche anno fa è stato sciolto perché la mafia ne condizionava l’attività amministrativa”.
Geluso ricorda che “anche l’On. Cracolici prese parte all’apertura della mia campagna elettorale, stante che la stragrande maggioranza del PD di San Cipirello sostenne attivamente il progetto politico e la compagine che guidavo e dopo la vittoria proprio il suo intervento aprì i festeggiamenti in piazza. Mi chiedo come mai allora l’on. Cracolici non ebbe il minimo sospetto e non esitò a sostenere la mia candidatura? Forse il sistema informativo di uno tra i più esperti deputati regionali non fù così efficiente da metterlo a conoscenza dei possibili condizionamenti? Forse la conoscenza del territorio da parte di Cracolici è solo parziale? La sua attenzione nei confronti delle dinamiche territoriali fu lacunosa? O semplicemente perché lo scioglimento fù condizionato da pezzi dello stato e da soggetti la cui responsabilità non è emersa e che non agirono ne nell’interesse della verità ne nell’interesse della città che democraticamente si era espressa in favore di una compagine politica? E sopratutto mi chiedo come mai il presidente della commissione regionale antimafia non evidenzia che nell’attuale compagine amministrativa ci sono consiglieri comunali e assessori che all’atto dello scioglimento ricoprivano ruoli nella mia giunta o erano organici alla compagine amministrativa da me guidata? Infine ci tengo a precisare che per ben 2 volte chiesi di essere ascoltato dalla commissione antimafia, ma non mi fù mai data questa possibilità”.
A sostegno della propria tesi poi, l’ex sindaco si chiede “quali siano stati i condizionamenti di cui ha parlato Cracolici, considerato che le ultime indagini e gli ultimi arresti per mafia a San Cipirello risalgono al 2016 e in che modo sarebbero avvenuti questi condizionamenti, considerato che i fatti contestati, le circostanze e i soggetti menzionati nelle relazioni e nel procedimento di scioglimento, non sono mai stati coinvolti in conseguenti indagini penali ne si ha conoscenza di procedimenti a carico di eventuali soggetti “condizionanti” l’attività amministrativa”? Infine Geluso mostra delle foto, che documentano la presenza di Cracolici alla campagna elettorale del 2017 e la presenza del coordinamento giovanile del PD al suo fianco, dove tra gli altri, figurano l'attuale consigliere di maggioranza e capo gruppo in consiglio Vincenzo Randazzo (ricorrente al Tar insieme a Geluso avverso il provvedimento di scioglimento dell'organo consiliare) e l'attuale assessore allo sport e spettacolo Vincenzo La Milia.
E chiude: “Poichè non ho nulla da nascondere ne da temere, se l’on. Cracolici vorrà incontrarmi, sono disponibilissimo e non mi sottrarrò ad eventuale confronto. Credo anzi, che da presidente della commissione antimafia dovrebbe dare ascolto agli amministratori che ritengono di essere stati vittime di un palese errore da parte degli organi dello Stato, che in taluni casi utilizzano lo strumento dello scioglimento in maniera discrezionale, mettendo alla gogna amministratori che nulla hanno a che fare con la mafia e con qualsiasi forma di ingerenza.
Ritengo in oltre che gli strumenti dell’ antimafia devono colpire il fenomeno mafioso e non gli innocenti come spesso accaduto con le misure di prevenzione, di cui sono vittime accertate imprenditori come Cavallotti, Niceta, Virga, Lena e tanti altri. La lotta alla mafia – conclude - non può fare vittime di Stato.